20 giugno 2021

Gli aerei di Indiana Jones

O, almeno per ora, gli aerei di I predatori dell'arca perduta. Spielberg mostra spesso, nei suoi film, un'attenzione maggiore del comune per i velivoli che vi compaiono. Vediamo con quali aerei ha avuto a che fare Indiana Jones.

Indy rischia la vita e tu stai lì a pescare?

I predatori dell'arca perduta (Raiders of the Lost Ark, 1981) di Steven Spielberg si svolge nel 1936 e, oltre ad altri aspetti dell'epoca riprodotti con cura realistica, come le Arche dell'Alleanza che scioglievano le facce dei nazisti, ci mostra tre aerei dell'epoca (oltre, di sfuggita, un quarto), di cui due reali e uno di fantasia.

Verso i dieci minuti di film, alla fine della lunga sequenza iniziale ambientata in Perù, il dott. Jones sfugge agli indigeni che gli danno la caccia con archi e cerbottane grazie al Waco UBF-2 che lo aspettava (con il pilota dedito oziosamente alla pesca). I biplani della serie F della Waco, con sede a Troy, nell'Ohio, erano aerei di aviazione generale e addestratori dell'esercito. “UBF” si riferisce a questa variante, con motore Continental R-670 da 210 hp. Quello usato da Indy è un idrovolante dotato di opportuni “scarponi”, il che a quanto pare è più comodo quando si esplora una giungla percorsa da fiumi ma priva di comode piste di atterraggio.

Le marche del Waco sono OB-CPO, in omaggio a Obi-Wan Kenobi e a C-3PO (dopo tutto il film era prodotto dalla Lucasfilm!).

Per andare da San Francisco al Nepal, Indiana Jones viaggia su un idrovolante di linea, un analogo del “China Clipper” della Pan American. Il velivolo è uno Short S.45A Solent britannico. Per girare la scena dell'aereo al molo, visto da lontano, ne è stato usato un vero esemplare, che però all'epoca era in corso di restauro e non in grado di stare in acqua. Così sono stati uniti una ripresa dell'acqua della baia di San Francisco e, per il porto e parte dell'aereo stesso (compreso il logo della Pan American), un accurato matte shot, che fa uso di un'immagine dipinta che si sovrappone in parte a quella ripresa. Il vero aereo appartiene all'Oakland Aviation Museum ed era stato usato dalla compagnia britannica BOAC.

Il “Nepal Clipper” sta imbarcando i passeggeri.

L'itinerario che vediamo in sovrimpressione assomiglia a quello che seguiva veramente il Boeing 314 della Pan Am nel volo da San Francisco a Hong Kong. (Dove avrà ammarato poi? In uno dei numerosi idroscali nepalesi?)

Lo Short Solent in arrivo in Asia

Indiana e Marion viaggiano dal Nepal all'Egitto su un DC-3 dell'“Air East Asia”, che si vede brevemente sotto forma di modellino, anche qui in sovrimpressione sul loro itinerario che prevede, pare, scali a Karachi e a Bagdad.

Infine, verso un'ora e 10 minuti di film, compare il prototipo tedesco di fantasia, un'ala volante (o “tuttala”, cioè un aereo in cui l'intero corpo fa da ala e non vi si distingue specificamente una fusoliera), ma con due corte travi di coda e due eliche spingenti. Seguono lunga scazzottata con un enorme bruto tedesco, spari ed esplosione finale in cui rimane distrutto l'aereo.

L'ala volante dei tedeschi. Se ne intravedono i cannoni frontali, mentre sul retro c'è una torretta con due mitragliatrici

Sappiamo dal merchandising che si tratterebbe di un BV-38, costruito dalla Blohm & Voss (ditta realmente esistente, che costruiva navi e idrovolanti). È però ispirato a veri prototipi tedeschi, e soprattutto al Horten Ho 229, un cacciabombardiere a reazione che non superò mai lo stadio di test, ma che avrebbe dovuto soddisfare le richieste di Göring per un aereo “3 × 1000”, cioè in grado di trasportare 1000 kg di bombe a una distanza di 1000 km a una velocità di 1000 km/h.


© Daniele A. Gewurz 2021 - Pubblicato il 20.06.2021

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