11 febbraio 2021

Primo Levi al cinema: Mužestvo, 1939

Мужество [Mužestvo], letteralmente “Coraggio”, è un film sovietico del 1939, diretto da Mikhail Kalatozov e con Oleg Žakov, Dmitry Dudnikov, Konstantin Sorokin, Alexei Bondi, Zula Nakhaškiev.

Narra di Alex Tomilin, pilota spericolato di uno Yakovlev UT-2, che volando da una base sulla frontiera, presumibilmente con il Tagikistan, cattura fortunosamente un capo ribelle, spia dei giapponesi.

Lo Yakovlev UT-2 del protagonista al decollo

Per noi italiani, il motivo di maggior interesse di questo film è che viene ricordato da Primo Levi nel capitolo “Vacanza” di La tregua. Non ne menziona il titolo, e mi ci è voluto un poco per trovarlo, ma è senz'altro lui:

Per la seconda sera, fu annunciato un film sovietico, e l’ambiente cominciò a scaldarsi: fra noi italiani, perché era il primo che vedevamo; fra i russi, perché il titolo prometteva un episodio di guerra, pieno di movimento e di sparatorie. La voce si era sparsa: inaspettatamente, arrivarono soldati russi da guarnigioni vicine e lontane, e fecero ressa davanti alle porte del teatro. Quando le porte si aprirono, irruppero dentro come un fiume in piena, scavalcando rumorosamente le panche e accalcandosi a gran gomitate e spintoni.

Il film era ingenuo e lineare. Un aereo militare sovietico era costretto ad atterrare per avaria in un non precisato territorio montagnoso di frontiera; era un piccolo apparecchio biposto, con a bordo solo il pilota. Riparato il guasto, sul punto di decollare, si faceva avanti un notabile del luogo, uno sceicco inturbantato dall’aria straordinariamente sospetta, e con melliflue riverenze e genuflessioni turchesche supplicava di essere accolto a bordo. Anche un idiota avrebbe capito che quello era un pericoloso furfante, probabilmente un contrabbandiere, un capo dissidente o un agente straniero: ma tant’è, il pilota, con dissennata longanimità, aderiva alle sue prolisse preghiere, e lo accoglieva nel seggiolino posteriore dell’apparecchio.

Si assisteva al decollo, e ad alcune ottime riprese dall’alto di catene montuose scintillanti di ghiacciai (penso si trattasse del Caucaso): indi lo sceicco, con segrete mosse viperine, cavava di tra le pieghe del mantello un pistolone a tamburo, lo puntava alla schiena del pilota e gli intimava di mutare rotta. Il pilota, senza neppure voltarsi indietro, reagiva con fulminea decisione: impennava l’apparecchio, ed eseguiva un brusco giro della morte. Lo sceicco si accasciava sul seggiolino, in preda alla paura e alla nausea; il pilota, invece di metterlo fuori combattimento, proseguiva tranquillamente la rotta verso la meta prefissa. Dopo pochi minuti, ed altre mirabili scene di alta montagna, il bandito si riprendeva; strisciava verso il pilota, alzava nuovamente la pistola, e ripeteva il tentativo. Questa volta l’aereo si metteva in picchiata, e precipitava per migliaia di metri a naso in giù, verso un inferno di picchi scoscesi e di abissi; lo sceicco sveniva e l’aereo riprendeva quota. Così procedeva il volo per più di un’ora, con sempre ripetute aggressioni da parte del mussulmano, e sempre nuove acrobazie da parte del pilota; finché, dopo un’ultima intimazione dello sceicco, che sembrava avere nove vite come i gatti, l’aereo entrava in vite, nuvole monti e ghiacciai gli turbinavano intorno fieramente, e scendeva infine a salvamento sul campo di atterraggio prestabilito. Lo sceicco esanime veniva ammanettato; il pilota, fresco come un fiore, invece di andare sotto inchiesta riceveva strette di mano da contegnosi superiori, la promozione sul campo, e un verecondo bacio da una ragazza che pareva lo aspettasse da tempo. (Levi, Opere complete, I, 435-6)

Lo spirito del grosso del film, circa da 25' in poi, è colto bene, anche se in realtà il pilota viene costretto con le armi a portare il passeggero imprevisto e l'ordine delle manovre non è precisissimo. C'è in più il tocco finale dato dal fatto che il pilota è abitualmente dedito a manovre avventate; così, all'arrivo i compagni pensano che sia intento in acrobazie eccessive, mentre in realtà sta resistendo a un estremo tentativo del capo ribelle di strangolarlo.

Gli strumenti dello Yakovlev

Lo Yakovlev UT-2 era un agile aereo usato dall'aeronautica sovietica per lo più per addestramento fino all'inizio degli anni '50.

Nel film si vedono anche altri aerei, fra cui soprattutto un Douglas DC-3; la vera storia dell'apparecchio è più avventurosa di tutto il film. Era uno fra sei aerei dello stesso modello acquistati nel gennaio 1939 dalla Far East Fur Trading Co., che era in realtà una copertura per i servizi segreti dell'esercito sovietico; fu usato in pace e in guerra, per girare film, dall'Aeroflot e per lanciare volantini in Finlandia.

A Kalatozov si devono altri due film di interesse aviatorio: nel 1941 diresse Valerij Čkalov, sulla vita del pilota collaudatore ed eroe dell'Unione sovietica omonimo, e nel 1969 La tenda rossa, sull'impresa di Umberto Nobile, interpretato da Peter Finch (e con Sean Connery nel ruolo di Roald Amundsen).

© Daniele A. Gewurz 2021 - Pubblicato il 11.02.2021

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